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A.S.C.I.

Associazione di Solidarietà per la Campagna Italiana

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Contro gli OGM/NBT/TEA

COMUNICATO STAMPA

 

42 organizzazioni italiane chiedono un voto contrario sui

nuovi OGM agli europarlamentari

Il 7 febbraio è atteso un voto del Parlamento Europeo che potrebbe cancellare
etichettatura, tracciabilità e valutazione del rischio per i nuovi OGM, contaminando
così l’agricoltura e l’ambiente e togliendo il diritto di scelta ai consumatori
ROMA, 5 FEBBRAIO 2024 – Le 42 organizzazioni dell’agricoltura contadina e
biologica, ambientaliste, dei consumatori e della società civile riunite nella Coalizione
Italia Libera da OGM lanciano un appello a tutti gli europarlamentari italiani che il
prossimo 7 febbraio saranno chiamati a votare la proposta di deregolamentazione
degli OGM ottenuti da nuove tecniche genomiche (New Genomic Techniques
– NGT): tutelate il principio di precauzione, i diritti degli agricoltori e dei consumatori,
il diritto di moratoria per gli stati. Le elezioni sono vicine e questo voto verrà
ricordato.
Le regole vigenti dal 2001 per la commercializzazione di organismi geneticamente
modificati e il divieto nazionale sulla coltivazione rischiano, infatti, di essere cancellate
con un colpo di spugna dal voto dell’Eurocamera. Verrebbero annullati gli obblighi
di valutazione del rischio secondo il principio di precauzione, tracciabilità
delle modifiche genetiche ed etichettatura dei prodotti finali al consumatore.
La spinta verso questa scelta irresponsabile nasce dalle organizzazioni
dell’agroindustria e dalle imprese sementiere transnazionali interessate a vendere
nuovi OGM coperti da brevetti.
Il tutto mentre una protesta degli agricoltori viene ampiamente
strumentalizzata dalle principali organizzazioni di categoria, che stanno per
somministrare ai loro associati la pillola avvelenata delle NGT facendola
passare per una medicina utile contro i problemi di un modello agricolo
intensivo insostenibile la cui crisi è ormai cronica. Ma non saranno i nuovi OGM
a garantire il reddito degli agricoltori. Tutt’altro.
La via d’uscita non erano gli OGM di prima generazione negli anni Novanta, così come
non lo sono oggi quelli prodotti dalle NGT. Le mutazioni genetiche fuori bersaglio
sono all’ordine del giorno con queste biotecnologie, propagandate invece come
precise e mirate. I loro effetti sulle piante e sugli organismi viventi sono ancora
largamente sconosciuti, ma vengono minimizzati da una ricerca che dipende ormai
dalla vendita delle sue “innovazioni” ai signori dei semi. Gli interessi in gioco sono
grandi: c’è un mercato potenziale di 550 milioni di consumatori che finora non ha
voluto comprare OGM e poteva contare su delle etichette obbligatorie sui prodotti per
poter scegliere. E poi ci sono i milioni di agricoltori europei nei 18 paesi che si sono
dichiarati “OGM free”. Con una deregulation, rischierebbero la contaminazione dei
loro campi da parte di pollini NGT portati dagli agenti atmosferici o dagli
insetti impollinatori e rischierebbero ad ogni semina di violare il brevetto di qualche
ditta sementiera.
La biocontaminazione sarebbe un dramma irreversibile per l’agricoltura
biologica, che vieta l’uso di OGM in tutta la filiera. Ma sarebbe anche inevitabile vista

la conformazione geografica del nostro paese e la lunghezza del viaggio che può
compiere il polline. L’intero comparto, che oggi copre quasi il 20% della superficie
agricola italiana e nutre un mercato che non è mai calato – nemmeno durante i
periodi più neri dell’economia – sarebbe messo in discussione da questa
deregolamentazione. Lo stesso vale per una quota importante del Made in Italy,
che non utilizza nemmeno mangimi OGM d’importazione e che si è guadagnata il suo
spazio e la sua notorietà anche per il fatto di poter esibire un marchio “NON-OGM”.
Per non parlare dei piccoli produttori che riproducono le proprie sementi ancora oggi
anche in Italia, e potrebbero finire in tribunale con l’accusa di violazione della
proprietà intellettuale se tutto d’un tratto le loro piante esprimessero caratteri
brevettati dalle imprese e migrati con il vento.
“Emendamenti civetta” sono già stati passati nelle commissioni per provare a
tacitare le preoccupazioni diffuse. Ma non basta etichettare le sementi per consentire
la scelta all’agricoltore, se poi viene contaminato in campo e non ha meccanismi di
tracciabilità per denunciare il fatto come parte lesa. Non basta dichiarare che questi
nuovi OGM non saranno brevettabili, se poi nella realtà occorre una riforma della
Convenzione europea sui brevetti che richiede l’unanimità e un percorso di anni. Il
Parlamento deve fare regole, non dichiarazioni di intenti. E ad oggi, le regole
che si appresta a disfare rompono un argine che in ventiquattro anni – da
quando la direttiva 2001/18 è stata approvata – aveva garantito trasparenza
e libertà di scelta. Prima di minare queste norme di civiltà, gli europarlamentari ci
pensino due volte e votino l’emendamento di rigetto dell’intero regolamento.

La Coalizione Italia Libera da OGM 
Agorà degli Abitanti della Terra, AIAB, AltragricolturaBio, ARCI, ASCI, Assobio,
Associazione Consumatori Utenti, Associazione per l’agricoltura biodinamica,
Associazione rurale italiana, Attac Italia, Centro internazionale Crocevia, Civiltà
Contadina, Coltivare Condividendo, Consorzio della Quarantina, Coordinamento
ZeroOgm, CUB, Deafal, Demeter, Equivita, Egalité, European Consumers Aps,
Fairwatch, Federazione Nazionale Pro Natura, Federbio, FIRAB, Fondazione Seminare il
Futuro, Greenpeace, ISDE, Legambiente, Lipu, Navdanya International, RIES – Rete
Italiana Economia Solidale, Reorient, Ress, Seed Vicious, Slow food Italia, Terra!,
Terra Nuova, Transform! Italia, USB, Verdi Ambiente e Società, WWF

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